Ebrei e fascismo
Durante il fascismo continuò senza particolari ostacoli la piena integrazione degli ebrei nella società italiana anche se il cominciò a destare reazioni allarmate. L’atteggiamento degli ebrei italiani rispecchiò infatti in tutto e per tutto i comportamenti e le scelte politiche dell’intera popolazione.
Fino alla vigilia delle leggi antiebraiche del 1938 ritroviamo infatti esponenti dell’ebraismo italiano con posizioni anche di notevole rilievo nell’ambito del , così come ne ritroviamo altri attivi nelle file dell’.
Negli anni però il regime aumentò il controllo anche sulle comunità ebraiche (codificato nel 1930 dalla legge di riorganizzazione delle comunità stesse, la ) e ridusse progressivamente la presenza di ebrei anche nelle sfere dirigenti. Comunque la maggioranza degli ebrei, come dei non ebrei, fece propri molti degli ideali del regime e in molte occasioni anche le comunità ebraiche aderirono ai .
Gli ebrei della penisola erano persuasi che l’Italia fosse immune dal moderno antisemitismo razzista che stava espandendosi in Germania e nell’Europa dell’est, e fino all’ultimo credettero di costituire una felice eccezione.