La politica antiebraica dell’occupante tedesco: settembre-dicembre 1943
In Italia, come nel resto d’Europa, gli occupanti tedeschi attuarono il progetto di annientamento degli ebrei. Dal settembre al dicembre del 1943 gestirono la politica antiebraica nell’intero territorio occupato con retate e , organizzando le prime deportazioni, compiendo e razzie ai danni degli ebrei.
Le azioni antiebraiche dei tedeschi iniziarono nel settembre 1943 con gli arresti nella zona di Bolzano, Merano e gli eccidi del lago Maggiore. Nel cuneese vennero arrestati e internati a Borgo San Dalmazzo ebrei provenienti dalla Francia.
La retata più grande ebbe luogo a , preceduta dall’estorsione di 50 chili d’oro e dal saccheggio delle biblioteche ebraiche. I tedeschi arrestarono più di mille persone, in maggioranza donne e bambini, nell’antico ghetto e in tutti i quartieri di Roma. Dopo il rilascio dei figli di matrimonio misto e dei non ebrei caduti nella retata, il 18 ottobre partì un treno con 1020 ebrei diretto verso il campo di sterminio di Auschwitz, in Alta Slesia. I sopravvissuti furono 17.
La polizia tedesca, affiancata a volte dalla milizia fascista, compì in in Toscana e Liguria, a Bologna, Torino e Milano. Il 30 novembre 1943, la RSI scese direttamente in campo, dando avvio con una specifica ordinanza alla sua politica di arresti.
Nelle due zone di operazioni Pealpi e Litorale Adriatico soltanto le autorità tedesche degli ebrei fino alla fine della guerra.