Gli ebrei in Italia dal 1848 al 1938

Nei primi decenni del Novecento gli vivevano come i loro concittadini non ebrei, mantenendo un forte senso della famiglia, rispettando le principali norme religiose, curando l’assistenza dei poveri e dei bambini. L’ rimase sempre più legata alla vita privata, all’associazionismo e al rispetto delle principali festività. Essa si concretizzava anche in una variegata .

Nel 1848 il Regno di Sardegna aveva concesso, con lo Statuto Albertino, la civile e politica agli ebrei piemontesi e con il processo di Unificazione essa era stata estesa a tutta la penisola. Con l’ampia partecipazione degli ebrei alle guerre Risorgimentali a fianco dei concittadini non ebrei si sviluppò la piena integrazione dell’ebraismo italiano in tutti i settori della società civile e politica del nuovo Regno d’Italia. Convinti sostenitori delle idee liberali e fiduciosi nelle potenzialità del progresso, gli ebrei italiani, animati anche da un forte sentimento nazionale, diedero il loro fondamentale contributo alla costruzione dello Stato e alla sua difesa nella Grande Guerra.

Fino alle leggi antiebraiche del 1938 furono attivi in tutti i settori della del paese. L’ nella società italiana significò anche un adeguamento degli usi e costumi a quelli della società maggioritaria: ne sono un esempio le nuove e monumentali costruite tra fine Ottocento e inizio Novecento. Sul versante politico gli ebrei scelsero come il resto del Paese percorsi diversi: li ritroviamo infatti fra i liberali, i socialisti, i nazionalisti, una minoranza aderì al .