La propaganda antisemita
Dal 1937 al 1938 il regime sviluppò una sistematica che, attraverso libri e articoli di giornale, mise in circolazione con nuova virulenza accuse e stereotipi antisemiti. Nel 1938 il governo fascista organizzò i primi censimenti settoriali per verificare la consistenza della presenza ebraica e cominciò ad elaborare la definizione giuridica di ebreo in vista della stesura di una legislazione organica. La campagna di stampa divenne intanto martellante e coinvolse tutte le testate. Gli articoli coniugavano l’antico retaggio dell’antigiudaismo cattolico con un nuovo antisemitismo razzista.
Il fascismo si impegnò nella costruzione della cosiddetta e nella diffusione delle nuove parole d’ordine, soprattutto nelle e nelle .
In luglio fu reso noto il testo teorico Il fascismo e i problemi della razza, frutto delle dirette indicazioni di Mussolini. Vi si affermava che “le razze umane esistono” e che “gli ebrei non appartengono alla razza italiana”; era così chiarita l’impostazione razzistica-biologica che il governo intendeva dare alla questione ebraica.
La maggior parte degli ebrei italiani fu colta di sorpresa dalla campagna di stampa, anche se alcuni i suoi sviluppi legislativi.