L’otto settembre 1943
Dopo l’8 settembre 1943, il re e il maresciallo Badoglio fuggirono al sud, mentre truppe tedesche occuparono l’Italia centro-settentrionale.
L’Italia si ritrovò frammentata in tre parti soggette a tre diversi tipi di amministrazione: una al sud, mano a mano liberata dagli Alleati; una più vasta, al centro e al nord sotto l’amministrazione della neo-fondata Repubblica sociale italiana con capitale Salò e sotto la guida di Mussolini (una repubblica occupata militarmente, ma alleata politicamente con la Germania nazista). Infine la ‘zona di operazione’ Prealpi e quella del Litorale Adriatico amministrate direttamente da organi periferici del Reich.
La sorte degli ebrei italiani e stranieri fu diversa al nord e al sud della linea del fronte. Le regioni meridionali e le isole furono per gli ebrei un territorio sicuro già nell’ottobre del 1943. Gli ebrei stranieri internati, in particolare i circa 1500 reclusi nel campo di Ferramonti di Tarsia, vennero liberati.
A nord della linea del fronte, invece, gli ebrei furono esposti agli arresti e alle deportazioni fino alla liberazione di quei territori, e cioè fino al giugno 1944 a Roma, fino all’aprile 1945 a Milano e nelle altre città centro-settentrionali.