Gli ebrei in Italia dal 1938 al 1943

Per la grande maggioranza degli ebrei in Italia le leggi costituirono un colpo improvviso, inatteso e doloroso. Sconcerto e sofferenza furono comuni a tutti, ; troppo diversi erano i percorsi personali umani, politici ed ideologici.

Le si impegnarono prima di tutto per organizzare e percorsi di studio per i ragazzi ebrei; rafforzarono anche il loro impegno assistenziale e culturale organizzando raccolte di fondi, incontri, dibattiti, attività per i bambini. Molti – sempre più isolati rispetto al mondo circostante – rinsaldarono i vincoli comunitari anche quando questi erano stati labili o del tutto assenti negli anni precedenti. Altri invece si staccarono definitivamente dall’ebraismo.

L’, stretta fra la volontà di aiutare i propri correligionari e la necessità di rispettare le direttive governative della dittatura, moltiplicò sia i suoi sforzi di coordinamento e assistenza presso le singole comunità sia i suoi interventi presso le autorità fasciste per ottenere che alcuni provvedimenti fossero almeno attenuati. Circa 6000 ebrei italiani (soprattutto verso la Palestina, gli Stati Uniti e il sud America), scelta difficile non solo per motivi economici ed organizzativi, ma ancor più per il profondo e antico radicamento in Italia. I dirigenti sionisti organizzarono alcune anche per i giovani italiani che intendevano raggiungere la Terra promessa.