La Shoah

I nazisti concepirono e condussero il secondo conflitto mondiale come guerra razzista e di sterminio e come crociata contro il nemico bolscevico. La guerra, iniziata nel settembre 1939, avrebbe dovuto ridisegnare la carta geografica dell’Europa creando un immenso “spazio vitale” che garantisse alla Germania le risorse necessarie e fosse abitato da una gerarchia di popoli su base razziale. In questo contesto fu possibile realizzare lo sterminio degli ebrei, conseguenza di un complesso processo decisionale in cui Hitler ebbe un ruolo fondamentale.

Mentre gli ebrei polacchi vennero rinchiusi nei ghetti, quelli dei paesi occupati ad ovest furono vittime di misure legislative sempre più radicali. L’aggressione all’Unione Sovietica nell’estate del 1941 segnò l’avvio di massacri in massa di ebrei. Nell’autunno 1941, con la deportazione degli ebrei dalla Germania, ebbe inizio lo sterminio sistematico: l’eliminazione di milioni di ebrei europei in appositi centri di morte. La maggior parte delle vittime dell’Europa occidentale e – dopo l’8 settembre 1943, dell’Italia – fu destinata al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ma furono attivi nella Polonia occupata molti altri campi di sterminio.

Il genocidio ebbe come centro motore e massimo responsabile la Germania nazista. Esso tuttavia avvenne anche grazie alla collaborazione di governi alleati e satelliti e popolazioni locali.