Gli ebrei in Italia dal 1938 al 1943

Primo atto della legislazione era la definizione di ebreo. L’ del fascismo comportò che fosse il sangue a stabilire chi era ebreo. Particolarmente delicato era dunque il caso dei figli di matrimoni misti.

In settembre furono emanati i primi decreti che allontanarono studenti e insegnanti dalle scuole e dalle università e imposero agli ebrei stranieri giunti in Italia dopo il 1918 di lasciare la penisola entro sei mesi. Il 17 novembre il vietò agli ebrei di contrarre matrimoni misti; di possedere aziende di rilievo per la difesa nazionale o con più di 99 dipendenti e di avere terreni o fabbricati che superassero i limiti stabiliti; di avere al proprio servizio domestici non ebrei; di prestare servizio alla dipendenza di amministrazioni pubbliche civili e militari.

Nel giugno successivo la normativa sul lavoro dispose la loro cancellazione dall’albo per la maggior parte delle professioni; si poteva esercitare solo a favore di ebrei. Gli ebrei in possesso di particolari benemerenze vennero esentati da un piccolo numero di divieti, ottenendo la cosiddetta .

Nei mesi e negli anni successivi moltissimi altri divieti vennero imposti spesso attraverso . Neppure vivere secondo i precetti mosaici fu più possibile, poiché venne vietata la macellazione rituale kasher (ottobre 1938); entro la fine dell’anno fu sospesa la pubblicazione di tutta la stampa ebraica.